Il coraggio di innovare

Nell’anno europeo della creatività e dell’innovazione, la Provincia di Roma, volendo valorizzare i suoi giovani talenti, ha bandito il premio “Cavalierato Giovanile”. È un riconoscimento destinato ai migliori talenti under 35, ovvero tutti i giovani che si sono distinti nei settori dell’imprenditoria, dell’innovazione, della cultura, della musica, dell’arte, dello spettacolo e della comunicazione. Il criterio di valutazione nell’assegnazione del Cavalierato è assolutamente meritocratico, non sono accettate auto candidature, ma le nomination possono arrivare da chiunque. Requisiti fondamentali: non aver compiuto 35 anni, aver operato negli ultimi tre anni nella Provincia di Roma o nel Lazio, non importa la nazionalità e neppure la residenza all’estero per gli italiani originari di Roma. La scelta dei migliori è stata decretata da una giuria di giovani di successo, presieduta dal sociologo Giuliano De Empoli.

“Proprio nell’anno europeo della creatività, la Provincia di Roma mette in campo idee per aggredire il cancro tutto italiano della mortificazione del merito, che muore asfissiato dalla burocrazia. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, non basta mettere in campo ricette anticicliche, bisogna scommettere sul nuovo; investire sui giovani talenti, sulla loro creatività”, con queste parole, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti ha presentato, il 5 maggio 2009 a Palazzo Valentini, il riconoscimento per i giovani più talentuosi dell’area metropolitana. Un percorso per mettere in evidenza professionalità, competenze e conoscenze. Il premio consiste nell’iscrizione all’albo d’oro del Cavalierato del Lavoro e in una spilla artistica ufficiale del Cavalierato Giovanile.

Nel settore dell’innovazione ha vinto un nostro componente dell’ACER Giovani: Giorgio Orazietti. Amante delle scalate in montagna, appassionato rocciatore, applica le tecniche alpinistiche ai lavori edili raggiungendo punti inaccessibili, appeso a funi come uno scalatore, nel pieno rispetto della sicurezza sui cantieri. Opera su facciate di palazzi, senza ponteggi, con notevoli risparmi per i suoi clienti. La meritocrazia, a volte, la spunta, i talenti ci sono ed è giusto che si parli di loro. Questo nostro Bel Paese, che vive una fase drammatica dal punto di vista produttivo, ha bisogno di una
boccata d’ossigeno attraverso un sostegno ed una valorizzazione a chi merita. Einstein diceva “la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi, supera sé stesso senza essere superato”. Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. Chi attribuisce ai momenti di crisi i suoi fallimenti e difficoltà, mortifica il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza, del piangersi addosso, del canagliesco arraffa arraffa privo di risultati sostanziali. L’inconveniente delle persone e delle società è la pigrizia nel cercare soluzioni o vie d’uscita giuste. Le sfide sono necessarie. Senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia, ma non importa chi vince o chi perde, ciò che conta è l’impegno adoperato, le regole del gioco che hai usato, le persone che hai aiutato, la coralità di chi ti ha sostenuto. Queste sono cose che nessuna sconfitta potrà mai abbattere. Senza sfide non c’è
merito. È nella difficoltà che esce il meglio di ognuno.

Abbiamo tutti bisogno di essere valorizzati nei nostri talenti, per trasformarci e migliorarci. Per avere fiducia e per dare fiducia. Per andare avanti. Anche un popolo di anziani, soprattutto anziani di testa, litigioso e diffidente di ogni modificazione, ha bisogno di rinnovarsi. Innanzitutto per rigenerarsi. Finiamola una volta per tutte di esaltare il conformismo, ripercorrendo le stesse strade e ricommettendo gli stessi errori del passato. Lavoriamo duro. Superiamo l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.